Un caso interessante: taglia la gola al marito davanti al figlio di 15 anni (che chiama i soccorsi) perché stanca dei continui litigi.

Forse qualcuno sta iniziando a capire che è il conflitto inter personale a scatenare le ire violente e qualche volta omicide?

Forse qualcuno si è accorto che questi episodi non si fermano chiamandoli femminicidi ( quando Lui uccide Lei) e che sono, non dico totalmente, ma ampiamente imprevedibili?

A parti invertite quale attivista del “modernismo senza basi culturali” avrebbe accettato “ennesima lite” come commento all’accaduto?

Non è giusificazione, non è assoluzione, non è minimizzare, è semplicemente la spiegazione nuda e cruda di come sono andati i fatti.
Lo possiamo dire con certezza perché è quello che ha confessato l’assassina o, per meglio dire, l’autrice di omicidio, per usare una perifrasi molto in voga nei media in questi anni – autore di femminicidio -, che non aggiunge nulla se non fastidio e non risolve nessun problema.
Non è una attenuante, è il motivo scatenante del 99% di questi episodi.

Va così, la gente litiga, volano parole grosse, più raramente si tira i piatti, ancora più raramente si mette le mani addosso, ancora più raramente passa alle armi, ancora più raramente qualcuno ci rimane secco.
Di solito l’elemento più debole o meno preparato, esattamente come succederebbe su un ring di boxe dove, se uno dei contendenti non ha le braccia, pia solo pigne in faccia (tiè senti che rima).

A dimostrazione del fatto che le donne non hanno niente di meno degli uomini e sanno tagliare la gola al partner davanti ai figli tanto quanto.

E no, non conta quante volte o con che frequenza accada, conta solo che queste questioni ci riguardano come gruppi sociali (uomo-donna, proletario-broghese, ricco-povero) nella stessa misura in cui ci riguarda conoscere il nome dell’estetista di Barbara Palombelli.

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